martedì 27 gennaio 2015

Λαϊκός Σύνδεσμος - Χρυσή Αυγή - ALBA DORATA!

Fondata ufficialmente nel 1993 da un matematico, l’attuale segretario Nikolaos Michaloliakos, Chrysi Avghi è diventata in due decenni uno dei più forti partiti di Grecia. Oggi tutti i media parlano di Alba Dorata, quasi mai accennando, però, alle sue idee e alle sue lotte politiche. Intanto il partito continua ad aumentare vertiginosamente i consensi senza che nessuno si sia mai preso la briga di leggerne il programma al fine di formulare un giudizio, positivo o negativo che sia, ma basato su dati concreti.
Per capirlo bisogna considerare la natura sui generis della Grecia sia, ovviamente, per la devastazione che sta subendo ad opera della troika, sia per la sua particolare storia, che l’ha vista sottomessa per secoli all’impero ottomano, sia ancora per la natura nazionalista del popolo greco. C’è anche questo dietro il successo di Alba Dorata.
Sul suo sito ufficiale, alla voce “ideologia”, Alba Dorata spiega subito di essere un “movimento laico di nazionalisti greci” che nulla ha a che vedere con movimenti politici di altri paesi, contemporanei o passati. Ciò che muove Alba Dorata sono la corruzione dei politici, spesso chiamati “traditori” e “pupazzi delle banche” e la preoccupante situazione economica e morale della Grecia. In politica estera, Alba Dorata propone la creazione di una Zona Economica Esclusiva Mediterranea al cui centro sia la Grecia; in politica interna vuole l’arresto di tutti i politici corrotti e la confisca dei loro beni, diminuzione dell’80% dei finanziamenti ai partiti e l’eliminazione dell’immunità.
Alba Dorata condanna fortemente la democrazia delegata, intesa come consultazione del popolo che avviene ogni quattro anni, e propone un referendum popolare per ogni decisione importante che riguardi la Grecia. Dal punto di vista amministrativo è promotrice di un forte decentramento delle funzioni verso le periferie e delle autonomie locali in campo fiscale e giudiziario; in campo economico propone la nazionalizzazione di tutte le banche che abbiano ricevuto sovvenzioni statali perché “Non ha senso che lo Stato abbia dato soldi dei greci alle banche ma al popolo non ne sia venuto nessun beneficio”.
Riguardo la questione del debito, Alba Dorata è drastica: “Il debito è illegale e non lo pagheremo. Se la Grecia uscisse dall’Euro, l’Europa crollerebbe, quindi nessuno potrà mai minacciarci”; in campo energetico chiede l’autosufficienza e lo sfruttamento dei giacimenti siti a sud di Creta. Con i soldi ricavati, Alba Dorata vuole costruire un fondo per sovvenzionare la ripartenza dell’agricoltura, che in Grecia ormai non esiste più. “Non promettiamo un sacco di soldi né il Paradiso, promettiamo lavoro e produttività” – si legge nel sito ufficiale.
Riguardo l’immigrazione, secondo i nazionalisti greci, ogni irregolare deve essere arrestato ed espulso e i flussi migratori vanno bloccati. A fianco di questo, sono previste una serie di sovvenzioni per la maternità. In campo culturale, Chrysi Avghi, vuole ripristinare lo studio del greco classico a scuola, riscrive i libri di storia nei quali si parla troppo poco della Grecia, sovvenzionare tutte le associazioni sportive locali, “coltivare il modello classico attraverso l’educazione nazionale”, cambiare l’aspetto delle città tramite un’architettura monumentale.
(di Michael Mocci)
"Atene è oggi la cavia di laboratorio di un terrificante esperimento politico, che contempla allo stesso tempo l'annichilimento sociale, una nuova strategia della tensione e un innalzamento della repressione ideologica" cit.
La Grecia è stata scelta per essere distrutta per prima, in modo simbolico, perchè la culla della civiltà, quella greca appunto, poi tocchera all'Italia come gia sta accadendo, dove vi è stato l'impero Romano. La nostra civiltà si trova davanti a un attacco senza precedenti che ora è nella sua fase finale.
Dobbiamo unirci tutti e sostenere chi sta combattendo il potere satanico usuraio, senza distinzione e senza farci dividere da ideologie, dobbiamo essere uniti per scacciare il nemico e una volta per tutte annientarlo insieme ai suoi servi.

Questo è il tempo di combattere,i compromessi sono finiti.
ATENE 28 GENNAIO 2015 PARLA ALBA DORATA DOPO LE ELEZIONI: “Ecco come abbiamo compiuto l’impresa. Nel nome di Giorgos” http://www.ilprimatonazionale.it/prima/ecco-come-abbiamo-compiuto-limpresa-nel-nome-di-giorgos-15229/

sabato 24 gennaio 2015

横井 庄一 ! Shōichi Yokoi un samurai della seconda guerra mondiale

Nella melma politica italica composta di personaggi uno piu atterranti dell'altro, pessimi esempi per tutti noi, o peggio, infami da eliminare, sto cadendo nella tentazione dei molti post dedicati a personaggi amabili e stimabili, e scrivendo io dalle Filippine come avrei potuto dimenticarmi dei soldati giapponesi? se non v'e giorno che mi reco a Manila nel quale io non osservi il cielo immaginandomi gli aerei giapponesi in picchiata sulle navi degli yahnkee. http://www.ereticamente.net/2014/12/in-molle-carne-vermes-nascentur-la-devotio-latina-e-la-crisi-dei-valori.html
Quando il 15 agosto l’imperatore Hirohito accettò la resa e quando la firmò nella baia di Tokyo il 2 settembre seguente, molti soldati del Sol Levante pensarono che non fosse vero e alcuni considerarono le notizie come propaganda del nemico. Oltre a questo, molti soldati che erano sparsi nelle più remote isole del Pacifico, semplicemente non ne vennero a conoscenza, a volte per anni. Qualcuno per decenni. Uno di questi soldati-fantasma, che gli americani chiamano Japanese holdouts, Shōichi Yokoi, divenne suo malgrado il simbolo di tutti i suoi commilitoni che non vollero o non poterono arrendersi.
La consegna imperiale era chiara: non arrendersi per nessun motivo al nemico. E lui la rispettò, nascondendosi nella giungla insieme con due altri militari, ai quali sopravvisse dopo la loro morte, avvenuta nel 1964. Dal 1944 al 1972 Yokoi è rimasto sull’isola, che non è grandissima, sopravvivendo con quello che la natura gli offriva, nutrendosi anche di corteccia, e utilizzando il suo equipaggiamento militare. Quel 24 gennaio di 41 anni fa due pescatori di Guam stavano mettendo trappole per i gamberi di fiume, quando videro sbucare dalla vegetazione quello strano personaggio vestito con fibre ricavate dall’ibiscus. Dapprima pensarono fosse un abitante di un villaggio, ma poi si resero conto che così non era e, dopo una breve colluttazione, riuscirono a ridurlo all’impotenza. Tornato in Giappone, Shoichi fu accolto come un eroe nazionale, anche perché, saputo dell’esito della guerra, dichiarò di provare vergogna per essere ritornato vivo in patria. Il popolo giapponese lo circondò di rispetto al punto che gli venne conferita la “Medaglia della grande Asia dell’Est”. Su di lui è stato scritto il libro “28 Years in the Guam Jungle: Sergeant Yokoi Home from World War II”. Trovò la sua nazione profondamente cambiata, e in realtà non riuscì mai a inserirvisi, anche se si sposò e andò a vivere con la moglie Mihoko nella prefettura di Aichi, mentre la sua grotta sotterranea a Guam è oggi un’attrazione turistica. Partecipò a molte trasmissioni televisive, tenne conferenze sulla sue singolare esperienza e insegnò nei corsi di sopravvivenza. Morì dove era nato, a Saori, nel settembre 1997.
Oggi i turisti visitatori a Guam possono prendere una funivia al “Talafofo Falls Resort Park” e fare un breve giro per vedere la “Grotta di Yokoi,” di fatto un attrazione turistica/monumento a Yokoi ed alla sua vita .La grotta originale ora è sigillata e solo l’ingresso ed i canali di areazione sono visibili, mentre della replica grotta stessa con spaccati, foto video e visibile nel parco .Dopo uno scioccante tour del Giappone,che aveva lasciato con la locomotiva a vapore e ritrovato con cellulari e treni magnetici, Yokoi si sposò e si spostò a vivere in una zona rurale della prefettura di Aichi. Avendo vissuto da solo in una grotta per 28 anni, Yokoi diventò un personaggio popolare della televisione, ed un avvocato dalla vita austera. Egli divenne il protagonista in un documentario del 1977 chiamato “Yokoi; i suoi ventotto anni di vita segreta nella foresta di Guam”. Nel 1991, fu ricevuto in udienza dall’imperatore Akihito. Yokoi considerò l’incontro come il più grande onore della sua vita. Egli aveva preparato anche un discorso di rammarico da leggere per l’imperatore.
Mesi più tardi, disse Yokoi ad giornalista giapponese che aveva in realtà avuto profonde ragioni personali per restare isolato: “Ho avuto una dura infanzia, con pessimi parenti e genitori spiacevoli”, ha raccontato nell i­ntervista. “Sono rimasto bloccato nella giungla anche a causa loro”.
VIDEO SU HIROO ONODA, The last true SAMURAI - Japanese Spirit (in giapponese) https://www.youtube.com/watch?v=ZcFbQbs-Cg0
Quello di Yokoi non è stato né il primo né l’ultimo caso di soldati-fantasma giapponesi ritrovati, anche se lui è il più famoso. Due anni dopo fu ritrovato, con il fucile in mano, nell’isola filippina di Lubang, il tenente dell’esercito imperiale Hiroo Onoda. Addirittura fu necessario, nel 1974, che il suo ufficiale superiore si recasse nell’isola per convincerlo ad arrendersi. Su di lui c’è una bella canzone di Massimo Morsello, “Hiroo Onoda e la sua guerra”. E nel 2004, sempre nelle Filippine, emersero dalla giungla di Mindanao due ultraottuagenari, entrambi della 30esima divisione dell’esercito imperiale nipponico, che le truppe del generale Douglas McArthur non erano riuscite a stanare. Tra l’altro, i due erano in una zona controllata da gruppi antigovernativi musulmani. Stando a notizie stampa, i due si erano nascosti anche perché temevano un processo per alto tradimento, giacché erano sopravvissuti alla sconfitta… Negli anni successivi al dopoguerra, molti altri soldati giapponesi furono trovati, soprattutto nelle Filippine, ma anche a Iwo Jima. Nel 1949 ben 15mila giapponesi di stanza in Vina, si arresero tra i monti della Manciuria dove si erano allocati. Negli anni Sessanta qualcuno fu ucciso in scontri con le truppe di Manila, mentre due di loro combatterono in Vietnam con i Vietminh.
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(Puoi leggere anche) DOMMERGUE! "Nessun popolo nella storia è stato mai visto gemere ancora sulle sue perdite 50 anni dopo una guerra, neanche sulle sue perdite effettive e reali." Roger Dommergue http://ablocutioii.blogspot.com/2015/01/dommergue-l-ebreo-revisionista-roger.html

✒ IL PROFUMO DI CLARETTA

Da dove vi scrivo strisciano i cobra e crescono dolci il mango e il guyabano, per alcuni di voi adesso nevica ma non per me; mi dispiace, non e’ un dispetto ma…non metto pantaloni lunghi da almeno due anni. Eppure le radici non sidimenticano specie se sono quelle di un fico ruminale sulle rive delTevere. Ho sempre amato ed amo la mia citta’, ed e’ anche nella scoperta degli angoli piu remoti che ci si innamora della nostra citta’.
Nei momenti di noia avevo l’abitudine di usare la Feltrinelli di Torre Argentina come una biblioteca e di passarci un paio d’orette tra i libri. Ricordo di essermi letto l’intera biografia del Caravaggio sempre poi seguita da visite sui luoghi, visto che era li che mi trovavo, e non solo quelli dei dipinti. Il centro di Roma e’ rimasto pressocche’ una citta’ del rinascimento, sono uno dei pochi a sapere in quale vicolo ebbe vissuto, o in quale uccise un uomo, o dove gli venne sequestrata la spada dalle guardie, li dietro Piazza Navona.
I carteggi di Claretta con quel suo stile da adolescente che aveva nel raccontare il suo amore con Ben mi avevano regalato ore di puro romanticismo, qualcosa che normalmente mi e’ totalmente estraneo.
Perche si fanno certe visite? Sono culturali o solamente morbose? Di certo non me lo chiesi solamente chiusi il libro e ci volli andare subito. Una brevissima passeggiata nel traffico e ci fui. C’era una mostra di icone sacre, mi pare. Tema di per se interessante ma non quanto cio per il quale ero li: dovevo incontrare qualcuno di molto importante. Senza l’uso della fantasia nulla ci suggestionerebbe, senza la fantasia che ci favedere cio che non c’e’ anche una meraviglia del mondo come l’Anfiteatro Flavio ci sembrerebbe soltanto un ovale di massi. Il distinto e ben pettinato Piero Angela tanto puo fare le ricostruzioni virtuali che vuole di cio che vi accadeva, del sangue e delle nuvole di rena, quanto a noi certo non servono, solo a chi non ha l’uso della fantasia.
Ed e’ cosi che appena entrato gia mi pareva di udire fuori da quei finestroni antichi l’Italia degli anni trenta,che se mi affacciavo (me ne guardai bene) potevo vederla. La “bella epoca”, un Italia in ascesa, un Italia invidiata dal mondo. Mi pareva anche di sentire gli stivali di Ben risuonare veloci in quei corridoi cardinalizi diretti verso l’alcova quotidiana. “Mi scusi ma la sala dello zodiaco?”, vi ero ad un passo e lo feci rapido. Sala non eccessivamente grande come quella dalla quale provenivo, intima. Subito osservai le volte del soffitto blu intenso con l’affresco della sfera celeste e i dodici segni ignorando totalmente l’antica icona nel vetro al centro dell’ambiente. Cercai il segno del leone e lo osservai come se fosse stato il mio. Non so bene la storia dell’affresco, mi pare di sapere non sia particolarmente antico, certamente non bellissimo e vagamente kitsch, ma ricordo di aver letto in una lettera di Mussolini come egli ormai finito e lontano da Roma si dicesse speranzoso di poterlo riammirare presto insieme; “il nostrozodiaco”, lo chiamo’. E’ incredibile ma non ne trovo immagini in internet da potervi mostrare.
Mi trovavo nell’appartamento Cybo, dal nome di Lorenzo nipote di Innocenzo VIII (1484-92), che per primo lo abitò, in pratica un'ala dell’enorme castello-palazzo Venezia, palazzo dove il Duce praticamente viveva (piu che a Villa Torlonia). Oltre alla porta dalla quale eroentrato ve ne sono altre due, una che da in un'altra stanza ed un'altra, dalla quale si accede in qualcosa che forse fu un bagno. Di fronte a chi entra, la finestra che si affaccia sul cortiletto interno del palazzo e nella quale chissa quante volte il segretario personale del Duce vi avra’ osservato muoversi i due amanti dal suoufficio del piano terra dove alloggiava. Cosi era li, in quell'atmosfera zodiacale, in quella camera dal soffitto alto ed affrescato e che appariva ora senza mobili con una icona sacra al centro, che Mussolini e Claretta Petacci si erano conosciuti, “tanto amati”, avevano fattol’amore e litigato piu volte, come lei stessa maniacalmente annotava. Racconta di come spesso lo attendesse a lungo, ore, e poi finalmente dopo magari aver parlato a masse oceaniche gridanti egli la raggiungesse come un bambino felice e ne lodasse il profumo di cui aveva pregnato la stanza con la sua presenza. Quello stesso marmo avevano per anni attraversato i piedi di nudi di lei e i tacchi del Duce, o c’erano forse dei tappeti? L’ho dedotto dalle letture, entrando a sinistra c’era il letto, sulla destra invece il divano, e proprio sotto la finestra il girammofono con il quale ascoltavano di continuo musica sinfonica, o anche lirica, Wagner, Rossini, Verdi, Mascagni, Puccini. Ecco il Mussolini “uomo raffinatissimo” pur se di origini contadine, ed anzi di piu ancora per questo.
In delle memorie del segretario personale del Duce si legge di come una mattina Claretta, annoiata, lo mando’ ad aquistare un disco “moderno” in un negozietto li a due passi, in Via delle Tre Cannelle, e di come quando Mussolini arrivo’ nella Sala dello Zodiaco lo senti’ ed ando’ su tutte le furie, urlo’, tanto da prenderlo e farlo in pezzi. Io ero li tra di loro nella sala quando cio avvennne, vedeste che occhiacci aveva il Duce!
E quindi usci a riveder le auto, nel perenne orrendo rumore di clacson. Sali sul 70 e mi sedetti tra la puzza di ascelle osservando malinconico quegli strani individui che mi si accalcavano intorno con l'aria di chi non avesse mai comprato il biglietto in vita sua ma grandi sacchi pieni di giochini insulsi. Sarei senz’altro tornato il giorno dopo a leggere altre pagine, sarei tornato sotto le stelle della sala dello zodiaco. Piu’nostalgici di cosi.
Seduto tra sandali ed ascelle asiatiche un po di amarezza mi restava: cosi come internet non da immagini dell’affresco, ci fosse stato anche un piccolo accenno per il visitatore del museo a cosa quella sala abbia rappresentato. In fin dei conti si parla di un grande personaggio storico. Nulla, solo una icona sacra al centro dell’ambiente per il turista francese o il progressista di turno che la volesse ammirare. Cosi l’Italia antifascista cerca di cancellare il suo passato glorioso, scomodissimo. Basti pensare alla dimora stessa di Mussolini in Villa Torlonia, che il sotto-Marino sindaco di Roma (non e’ un acquila) vuole trasformare nel museo della Shoah. Tutto negli anni deve essere dimenticato, tutto deve essere sommerso dalla feccia, dal nuovo, dalla menzogna, dall’oblio, nella discarica moderna. Ma solo uomini arretrati ed incolti possono illudersi che, demolendo le pietre, si cancelli la storia, e noi saremo qui a testimoniarlo, nelle generazioni, in attesa che la diga crolli e cavalcando la tigre.
Un tropicale sieg heil.
Andres Marzio Molise
[...] Alle 3: entro, sta leggendo delle poesie di Orsini (nota: siriferisce a Luigi Orsini, 1873-1954). Mi sorride, dice: "Senti questa del giovane eroe, è bellissima".Legge con la sua voce morbida, con inflessioni uniche. Poi sfoglia e si ferma ad una triste e poetica di un bimbo che muore, e chiede alla mamma la divisa È semplice e piana, profondamente umana, tanto commovente che la voce gli manca. È commosso, non può proseguire, ha un nodo alla gola e si ferma. Poi cerca di riprendere, ma quando il bimbo prega tremante la mamma che sorride soffrendo lo strazio, siferma. Non può più, i suoi occhi sono pieni di lagrime. Sposta il libro verso di me. Io piego la testa, accosto la mia guancia alla sua, e leggiamo così uniti, commossi, in silenzio.(Mussolini segreto. Diari 1932-1938)

giovedì 22 gennaio 2015

DOMMERGUE! "Nessun popolo nella storia è stato mai visto gemere ancora sulle sue perdite 50 anni dopo una guerra, neanche sulle sue perdite effettive e reali." Roger Dommergue

LETTERA A SPIELBERG
5 maggio 1999
Questa lettera mi è stata mandata da Roger Dommergue Polacco de Menasce, un ebreo francese da me conosciuto tramite un video girato da Ernst Zundel proprio agli inizi del mio interessamento al movimento revisionista. Sfortunatamente il Dr.Dommergue parlava con un accento francese così marcato che non potei comprendere parte del contenuto di quel video, ma ricordo vividamente quanto Zundel, al ritorno dal suo viaggio in Francia, fosse rimasto affascinato dall’onestà e dall’integrità di quell’uomo. Perciò, quando ricevetti questa lettera via posta elettronica, la pescai immediatamente fuori dalla montagna di posta che aspettava di essere letta e cominciai a scorrerla. Credo di non farvi cosa sgradita nel mandarvi questa testimonianza di ciò che io chiamo “Estorsione Olocaustica S.p.A.” l’ho lasciata intatta, per cui vi chiedo di soprassedere agli errori grammaticali e al fatto che il Dr.Dommergue appaia veramente esasperato per la stridente arroganza etnocentrica mostrata dai suoi congeneri ebrei che sfruttano l’Olocausto in maniera così stridula e spietata. Non so se anche altre persone oltre a me abbiano ricevuto una copia di tale lettera. Eccovela di seguito. Ingrid Rimland [curatrice del sito di Ernst Zundel, ndt.].
“Caro amico, mi farebbe piacere sentirla di tanto in tanto. Le mando la lettera che ho scritto a Spielberg, assieme ad allegati. La prego di porre attenzione al brano “ammissione di colpevolezza di un rabbino”, sfortunatamente in lingua francese. Vale la pena di tradurla. Se ne ha una traduzione in inglese, La pregherei di inviarmela per posta elettronica. E’ qualcosa di assolutamente tremendo, oltre che affascinante e inaspettata. Toute ma bonne amitié".
Egregio Sig. Spielberg,
Vorrei che la Sua onestà eguagliasse il Suo grande talento. L’ho vista alla televisione francese, dove Lei ha dichiarato di voler inondare di propaganda olocaustica le scuole tedesche. Lei ha ricordato che i testimoni sono in grado di convincere pienamente, riguardo alla realtà della Shoah (i 6 milioni, le camere a gas). Sento come mio dovere di ebreo e dopo 20 anni di studi sul problema storico dell’olocausto, il richiamare la Sua attenzione sui fatti. I fatti sono alquanto testardi, e visto che nessuno è in grado di negarli, molti della nostra etnia hanno dovuto far sì che disgustosi politici varassero leggi staliniste-orwelliane che proibissero di menzionare qualsiasi cosa concernente il dogma “6 milioni/camere a gas”, portando definitivamente quest’alchimia ad un culto perpetuo. In caso di mancato rispetto del silenzio e dell’adorazione del mito, si viene colpiti da multe, carcere o entrambe le cose. Il professor Faurisson, che ha studiato la materia per 20 anni, è stato praticamente massacrato. Ciò è completamente ridicolo, ma dai la polizia e la giustizia di tutti i paesi in mano al Signor Levi ed egli non sarà più ridicolo: ecco il XX secolo! Tali leggi sono, conformemente, la prova assoluta del falso prima ancora dello studio della sua impossibilità aritmetica e tecnica. No, Signor Spielberg, Lei non troverà UN SOLO testimone che vide 6 milioni di ebrei assassinati. Lei non troverà UN SOLO testimone delle camere a gas al Zyklon-B che, accanto ai forni crematori, avrebbero sterminato da 1000 a 2000 persone alla volta. Legga il mio “La Shoah sherlockholmizzata” qui allegato: è il riassunto di 20 anni di studi sulla materia. Il mito “6 milioni/camere a gas” e un nonsenso aritmetico e tecnico. In verità gli strilli e i piagnistei dello Shoah Business, a 50 anni dalla fine della guerra, sono disgustosi, degradanti : è una disonorevole mancanza di pudore. Nessun popolo nella storia è stato mai visto gemere ancora sulle sue perdite 50 anni dopo una guerra, neanche sulle sue perdite effettive e reali. Anche se i “6 milioni/camere a gas” fossero veri, sarebbe un disonore fare tale chiasso e spremere così tanti soldi ovunque: chi erano gli usurai della Repubblica di Weimar? Lei lo sa altrettanto bene quanto me. Ciò è tanto più vero in quanto sappiamo che 6 000 000 sono una rozza esagerazione e che le “camere a gas” al Zyklon B sono un’impossibilità tecnica. (V. Processo Degesch nel 1949). Nei fatti, 150 000 o 20 000 ebrei morirono nei campi tedeschi di tifo e di fame. Molti altri morirono ma da combattenti contro la Germania, alla quale noi, gli ebrei, avevamo dichiarato guerra nel 1933! (Hitler era allergico all’egemonia dell’oro e del dollaro: così poté dare lavoro a sei milioni di disoccupati, prima della messa in funzione delle industrie belliche tedesche!). Conosce il libro pubblicato in quel periodo e scritto dal nostro congenere Kaufmann: GERMANY MUST PERISH [La Germania deve morire, ndt.]? (1) Sappiamo che 80 000 000 di Goyim vennero massacrati in URSS, sotto un regime politico quasi interamente ebraico, da Marx a Warburg a Kaganovic, Frenkel, Yagoda, i boia di quel regime. Sappiamo che dopo il 1945 i russi e gli americani uccisero e violentarono comunità tedesche in tutta Europa dalla Lituania all’Albania. Sappiamo che 1 500 000 di prigionieri di guerra tedeschi furono fatti morire di fame dopo la guerra (un famoso libro è stato pubblicato qualche anno fa, ma viene ignorato). Troverà assieme a questa lettera anche un testo in francese di un rabbino: “A rabbi pleads guilty” [un rabbino ammette le colpe]: sfortunatamente non sono in possesso né dell’originale in tedesco né della sua traduzione in inglese. Dovrebbe farselo tradurre. Il rabbino condanna il comportamento ebraico in Germania 50 anni prima del nazismo e giustifica l’apparizione di Hitler. Riguardo al male che abbiamo fatto all’umanità assolutamente non redento dai Suoi eccellenti film o dal virtuosismo di un Yehudi Menuhin, o dalla bomba a neutroni di S.T.Cohen, ho scritto un libro ispirandomi da testi scritti da importanti ebrei che si collocano di gran lunga oltre i maggiori testi anti-semiti scritti da Goyim.
Simone Weil ha tratto un tragico riassunto:
“Gli ebrei, questa manciata di persone sradicate, sono stati la causa dello sradicamento dell’intera umanità”.
E George Steiner:
“Per 5000 anni abbiamo parlato troppo: parole di morte per noi e per gli altri”.
Sappiamo che tutte le città tedesche con più di 100 000 persone vennero distrutte durante l’ultima guerra, con donne e bambini: non vi è che silenzio riguardo questo vero olocausto. Se consideriamo l’andazzo preso dallo Shoah business, ciò che si intende fare in Germania è in verità la maniera più sicura per accumulare un’enorme quantità di anti-ebraismo la cui esplosione sarà unica nella storia. Discrezione e moderazione devono essere il nostro comportamento: tutte le altre cose sono un suicidio. Né il “mondialismo” né leggi orwelliane contro i “crimini di pensiero” possono prevenire l’esplosione di antisemitismo: solo il NOSTRO comportamento può. Ciò che Lei fa e tutto il frignare e il pompare denaro possono soltanto istigarlo. Esso aumenterà oltre ogni proporzione ragionevole, se vi può essere una proporzione ragionevole nell’antisemitismo. So che è praticamente impossibile controllare la nostra propensione alla speculazione e che solo l’abolizione della circoncisione all’ottavo giorno lo potrebbe (il nostro particolarismo deriva dal turbamento dei ventuno giorni della prima pubertà, che inizia precisamente all’ottavo giorno) ma dobbiamo, almeno, cercare di evitare tali gravi errori quale quello che Lei intende compiere in Germania e che sarebbe terrificante. Sono un grande ammiratore dei Suoi film (tranne che di “Schindler’s List”: chieda alla moglie di Schindler riguardo alla vera realtà storica, ma questa è la pecca minore). Spero che Lei esamini attentamente quanto Le ho mandato e rifugga dalla follia della maggioranza dei nostri congeneri. Le risponderò sempre se vorrà avere la lealtà di scrivermi.
Cordialement à vous.
Roger Dommergue de Menasce
6 marzo 1999 Ecco di seguito la II parte della lettera di Dommergue a Stephen Spielberg. Ho lasciato intatte le imprecisioni grammaticali e sintattiche perché essi aggiungono un tocco etnico e di genuina rabbia umana al pezzo. Il professore ebreo di lingua francese Dr.Dommergue ha intitolato questa seconda parte della sua lettera “La Shoah sherlockholmizzata”.
1. Abbiamo notizia, nel corso della storia, di un gruppo etnico che non sarebbe felice nell’apprendere che in una guerra finita cinquant’anni prima ha sofferto molte meno perdite di quanto pensava? Lo scopritore di tal genere di buone notizie non sarebbe ricompensato, festeggiato? O verrebbe forse sommerso con pesanti multe, e dovrebbe scampare a tentati omicidi, come nel caso del Professor Faurisson? Un tal genere di reazioni non appartengono forse ad un grave caso di psicopatia?
2. Gli scheletri viventi che possono essere visti in film come “night and fog” (di Alain Resnais) hanno qualcosa a che fare con le presunte gasazioni? Non sono forse il risultato della fame nei campi causata dal sistematico bombardamento delle città tedesche aventi più di 100 000 abitanti, cosa che provocò gli “olocausti” di centinaia di migliaia di donne e bambini che non vengono mai menzionati?
3. Dove sarebbero stati i 4 milioni di ebrei (se consideriamo che 2 milioni vennero uccisi sul campo di battaglia), quando è risaputo che un campo non poteva contenere più di 60 000 persone, e che eccetto che ad Auschwitz non vi erano camere a gas al zyklon-B? (E neanche riguardo a presunte gasazioni di massa con alcun altro gas non vi fu mai alcuna prova).
4. Valgono a qualcosa i testimoni, quando si sa che la tortura era il modo per spremere le prove incolpanti? Tale fu sicuramente il caso del Comandante Hoess le cui ridicole dichiarazioni sono diventate una leggenda. E che cosa mi dice degli oltre 100 testimoni di gasazioni a Dachau, dove è ufficialmente ammesso che non vi furono camere a gas in quel campo?
5. 130 chili di carbone sono necessari per la cremazione di un corpo morto. Ci viene detto che i tedeschi cremarono 1300 cadaveri al giorno. Gli aerei USA presero centinaia di fotografie di Auschwitz, durante il supposto periodo dell’olocausto. (1943-44). Perché non ne abbiamo nemmeno una in cui si veda una pila gigante di quel necessario carbone? Perché non una singola colonna nera di fumo?
6. Perché le radio, i film, la stampa, la tivù, continuano giornalmente a infliggerci il mito dei sei milioni/camere a gas, in un eterno frignare e lamentarsi? Perché la lobby ebraica va a caccia, 50 anni dopo la fine della guerra, di nonagenari che cercarono di riscattare la Germania dall’iniquità del trattato di Versailles, dal marcio della Repubblica di Weimar, dal collasso della gioventù tedesca, dalla disoccupazione di 6 milioni di persone che, ritornate a lavorare poterono dare pane ai 21 500 000 persone a loro carico?
7. Perché l’AMERICAN JEWISH YEAR BOOK, numero 43, a pagina 666, ci informa che nel 1941 vi erano 3 300 000 ebrei nell’Europa occupata? 8. Com’è possibile che le camere a gas potessero trovarsi proprio accanto ai crematori, quando ogni chimico vi può dire che il zyklon-B è altamente infiammabile?
9. Perché gli storici revisionisti vengono perseguitati quando dimostrano la burla della shoah? Un dialogo scientifico, un confronto forense sono stati chiesti dal 1980 su questioni che sono specificamente aritmetiche e tecniche. Ciò sigillerebbe la verità per sempre. Chiuderebbe definitivamente le bocche. Tale è stato il caso delle fosse di Katyn, di cui si è scoperta la reale paternità (sovietica e non tedesca come affermato per decenni) grazie al revisionismo di Gorbaciov.
10. Come poteva lo zyklon-B gassare 1000 persone alla volta, quando è risaputo che le camere a gas statunitensi per una persona (al massimo due) condannata a morte, sono di una complessità e di un costo inauditi? Perché, al processo contro la Degesch, che fabbricò il zyklon-B, venne dichiarato nel 1949 che gassare in quelle condizioni era impossibile e impensabile?
11. Perché l’ingegner Leuchter, che si occupava della manutenzione delle camere a gas statunitensi, diede una solida dimostrazione che non vi furono gassazioni ad Auschwitz? Perché rapporti austriaci e polacchi hanno confermato il rapporto Leuchter? (3) Perché il rapporto Rudolf, che analizza tutti i risultati, è stato proibito? Perché coloro che divulgano il rapporto Rudolf vengono pesantemente condannati dalla legge in diversi paesi europei? E contemporaneamente non ci si occupa minimamente di verificare la qualità e l’accuratezza di tale rapporto.
12. Perché, per la prima volta nella storia, la tesi con cui si è laureato uno studioso (il signor Roques, tesi sul “rapporto Gerstein”) è stata revocata? E ancora, tale rapporto a sua volta non era stato ammesso al processo di Norimberga! Oltre al conosciuto storico, un ministro socialista, Alain Decaux, affermò sulla stampa che “nessuno poteva accedere al rapporto Gerstein senza dover prima passare per l’eccellente tesi del signor Roques”. Alain Decaux ha scritto: “ho ammirato la perizia e la perfezione di un “cartista” usata dal sig. Roques nella sua tesi di laurea sul rapporto Gerstein”. (dal suo libro: “la guerre absolute”, 1998)
13. Perché Raymond Aron e Francois Furet hanno affermato ad un seminario alla Sorbona (al quale nessun revisionista è stato invitato) che non vi era la più piccola traccia di un ordine scritto o orale di sterminio degli ebrei?
14. Perché non si fa mai menzione della pianificazione dello sterminio dei tedeschi espressa nel libro di un ebreo, Kaufmann (“Germany must perish”), tramite sterilizzazione dei maschi tedeschi? E’ un dettaglio senza dubbio così piccolo?
15. Perché il zyklon-B, usato per scopi igienici dai tedeschi sin dal 1920, poté essere usato nei campi di concentramento per altri scopi che non fossero la disinfestazione e la protezione contro il tifo? Perché grandi quantità di zyklon-B poterono essere trovate in campi dove è ufficiale che non vi fu alcuna gassazione???
16. Perché essi insistono tediosamente sui “sei milioni/camere-a-gas” e mai sugli 80 milioni di Goyim sterminati nell’URSS da un regime politico interamente ebraico, i cui boia portavano i nomi di Kaganovic, Yagoda, Frenkel, Firine, Jejoff, Ourenski, Rappaport, e di altri cinquanta ebrei?
17. Perché, durante il processo Zundel in Canada, i famosi ebrei sostenitori dello sterminazionismo si infamarono da soli parlando di “licenza poetica” nelle loro rivendicazioni olocaustiche, e non tornarono mai più quando convocati dai giudici?
18. Perché la legge Fabius-Gayssot? (il cui istitutore è l’uomo dello scandalo del sangue contaminato, assieme ad un altro, un comunista giustificatore di un regime responsabile di 200 000 000 di cadaveri).
19. Non è la prova suprema del falso? Non è la prova del nove? Non abbiamo alcuna necessità di leggi stalino-orwelliane “che mettano in prigione qualcuno per le sue opinioni” (reato di pensiero in “1984”) come affermato da Toubon, prima che divenisse ministro della giustizia in Francia, per stabilire la verità. Tale legge è anti-costituzionale, anti-democratica, contro i diritti degli uomini. Fatti, prove, pro e contro, è tutto ciò di cui abbiamo bisogno. Il professor Faurisson supplicò la concessione di un forum, aperto anche ad un numero illimitato di contradditori: non l’ottenne mai. L’Abbé Pierre lo chiese: essi finsero di concederlo ma rifiutarono quasi immediatamente. Il forum venne tenuto alla televisione di Lugano. Fu un completo successo per i revisionisti e venne replicato due volte. Nessuno ne ha notizia poiché i media agli ordini della lobby ebraica non muovono un mignolo se non autorizzati.
20. Come mai quando un professore dichiara che l’olocausto è una stoltezza aritmetica e tecnica, egli viene immediatamente destituito?! Ciò, per la prima volta nella storia, istituisce il concetto dissennato di un dogma religioso nella storiografia, e chi non lo adori perennemente, è condannato ad essere colpito dal fulmine inquisitorio di uno stato secolare.
21. Perché l’EXPRESS, famoso giornale francese, nel gennaio del 1995, ha affermato che la camera a gas mostrata per decenni ad Auschwitz I, fu ricostruita dopo la guerra, e che tutto ciò che la concerne è falso?
22. Vi fu veramente un olocausto di 60 milioni di persone in una guerra dichiarata nel 1933 dagli ebrei a Hitler. Hitler aveva dato pane a 6 milioni di disoccupati, aveva buttato fuori la dittatura del dollaro e il totalitarismo ebraico che inquina l’uomo e il pianeta e che è chiamato, con una mistificazione semantica, “democrazia”. Solo due partiti sono rimasti: la giudeopatia totalitaria, che stermina l’uomo e il pianeta e il nazionalismo per i Goyim non ancora infettati dall’influenza ebraica capitalistico-marxista. In “Marianne” Jean Francois Kahn esprime rabbia contro i burocrati del Congresso Mondiale Ebraico sulla spoliazione delle proprietà ebraiche, congresso che si concluse il 3 marzo 1998 a Washington. Egli scrive: “Essi hanno ridotto la Shoah ad un mercato finanziario. Così la tipica vittima della barbarie nazista, l’archetipo del più tremendo genocidio di quest’epoca, non è lo sfruttato operaio di Cracovia, l’umile artigiano di Lodz, il piccolo impiegato di Kiev, il modesto ciabattino di rue des Rosiers, o lo sconosciuto artigiano di Riga, ma il miliardario cosmopolita che collezionava Rembrandt e Rubens, dormiva su sacchi d’oro e firmava qua e là comode polizze d’assicurazione, che mandava i figli in USA per avviarli ad una carriera brillante. Questa potente lobby di oligarchi americani non si vergogna a ridurre l’olocausto ad uno Shoah-business.” Se Faurisson avesse scritto ciò che ha scritto J.F.Kahn, avrebbe un processo in più sulle spalle! Non vi è ombra di dubbio!
R. Dommergue Polacco de Ménasce
(un ebreo che si oppone fortemente alla giudeopatia totalitaria)
INTERVISTA IN INGLESE VIDEO: https://www.youtube.com/watch?v=mQ46CJ8UPJU _________________________________________
(Puoi leggere anche) OLOCAUSTO, LA GRANDE BARZELLETTA. "...un altro pasticcino frau Junge?" http://ablocutio.blogspot.com/2014/11/olocausto-la-grande-menzogna.html
PRIEBKE! Intervista e documentario sul capitano Erich Priebke http://ablocutio.blogspot.com/2014/11/priebke.html
KOCH! Pietro Koch e il Reparto Speciale di Polizia Repubblicana http://ablocutioii.blogspot.com/2015/01/koch-pietro-koch-e-il-reparto-speciale.html

martedì 20 gennaio 2015

KOCH! Pietro Koch e il Reparto Speciale di Polizia Repubblicana

Opera, 25 novembre 2008
II 6 giugno 1945, a Forte Bravetta, a Roma, il tenente Pietro Koch, comandante di un reparto speciale di polizia della Repubblica sociale italiana, si avvia alla fucilazione con una sigaretta in bocca e aggiustandosi la riga dei pantaloni. Pochi giorni prima, aveva dichiarato ad un giornalista: “lo ero e sono convinto, per quanto la considerassi già persa, che la mia causa fosse giusta; dovevo agire contro le organizzazioni clandestine, non mi pento di aver combattuto”. “lo e mia moglie”, tuona Valerio Fioravanti con accanto Francesca Mambro, dinanzi alle telecamere della televisione di Stato, “siamo due criminali recuperati alla società”. Definizione giusta, veritiera, quella che il Fioravanti e la mogliettina danno di sé stessi e che riesce a dare, fisicamente, l’immagine dell’abisso che separa il fascismo ed i fascisti dal “neo-fascismo” post-bellico e dai suoi militanti.
(...)Non c’è – è inutile cercarlo – neo-fascista post-bellico di apparato (di Stato) e di servizio (segreto), che non sia uscito dal carcere in ginocchio e piangendo, in un’orgia di pentimenti, ravvedimenti, rimorsi, dolore per le vittime, volontà di fare del bene per rimediare al male compiuto ecc. ecc …

Vincenzo Vinciguerra
Pietro Koch (Benevento, 18 agosto 1918 – Roma, 5 giugno 1945) è stato un poliziotto e criminale italiano.
Nella primavera del 1943 fu chiamato alle armi nel 2º reggimento Granatieri, ma dopo lo sbandamento nazionale si spostò a Firenze e si iscrisse al Partito Fascista Repubblicano ed entrò nel "Reparto Speciale di Sicurezza" di Mario Carità. Si mise subito in evidenza con la cattura del colonnello Marino, già aiutante del generale di corpo d'armata Mario Caracciolo di Feroleto, l'ex comandante della V Armata che aveva tentato la difesa di Firenze. Caracciolo, uno dei pochi generali che si erano opposti ai tedeschi, si era rifugiato a Roma presso il convento vaticano di San Sebastiano, sotto tutela di Giuseppe Cordero Lanza di Montezemolo.
Il capitano delle SS di via Tasso,autorizzò Koch a violare il territorio Vaticano, così la sua banda, attraverso uno stratagemma e l'appoggio esterno delle SS, riuscì ad arrestare il generale. Le SS, dopo averlo schedato lo lasciarono a Koch che lo trasferì a Firenze presso la sede della cosiddetta Banda Carità. Il risultato di questa azione gli permise di avere le autorizzazioni dal capo della Polizia della RSI di Salò, Tullio Tamburini, per costituirsi un suo reparto speciale.
Una volta costituita la squadra speciale, che prese la denominazione ufficiale di "Reparto Speciale di Polizia Repubblicana", si aggregarono anche diversi elementi della Banda Carità fino ad arrivare a circa una settantina di unità tra i quali anche dei sacerdoti.
La formazione ottenne alcuni rapidi e clamorosi successi con irruzioni e perquisizioni nelle sedi della Chiesa.
Tra gennaio e maggio 1944 la banda decimò le file degli antifascisti di Roma, tra i quali ben 23 esponenti del Partito d'Azione, che subì la pressione maggiore, di cui 21 furono fucilati alle Fosse Ardeatine. Koch ha arruolato i suoi sgherri e li ha sistemati alla pensione Oltremare, poi e' passato in un' altra pensione, la Jaccarino di via Romagna. Gli piacciono questi ambienti dell' ospitalita' piccolo borghese, dove si da' meno nell' occhio che nei grandi alberghi. Nelle cantine avvengono gli interrogatori e nella notte chi sfida il coprifuoco e passa di la' ode le urla e i gemiti degli arrestati torturati perche' facciano i nomi degli amici. Koch e' specializzato nella caccia ai membri del Partito d' azione e ai comunisti, tra gli altri "pesci" grossi catturati c' e' Luchino Visconti, salvato grazie all' amicizia di Maria Denis con il bel tenente, pronto a rilasciare il regista in omaggio alla diva. Non gli riesce, invece, di arrestare Bontempelli, preda ambita, perche' lo scrittore gia' fascistissimo e accademico d' Italia ora e' passato alla Resistenza (nel dopoguerra diventera' parlamentare comunista). Nella banda l' avvocato Trinca Armati e' il capo del cosiddetto ufficio legale, il vicecomandante si chiama Armando Tela, un italoargentino con una piccola industria in Toscana. Sono in tutto una sessantina, con tanto di segreteria, ufficio investigativo, autodrappello, ufficio disciplina, armeria, sorveglianza prigionieri. Un apparato per mascherare da polizia legale quello che e' invece uno strumento di arbitri per operazioni persecutorie, tra l' altro alle dipendenze della Sicherheitsdienst tedesca piu' che della polizia repubblichina. Non mancano due preti, don Pasquino Perfetti e padre Epaminonda Troya, gia' vice parroco di Santa Trinita a Firenze, e una schiera di donne, Lina Zini, Anna Saracini, Camilla Giorgatti, Teresa Ledonne, Anna Chiavini, Giulia Ferrini, Annapaola Marchetti, Maria Rivera e, perfino, una soubrette in quei mesi sull' onda del successo a Milano, Daisy Marchi, amica del ministro della Real Casa Acquarone, e amante en titre del capobanda. Koch e la banda restano a Roma fino all' arrivo degli alleati, poi risalgono a Nord, prima a Firenze e poi a Milano, la citta' dei loro lugubri fasti. Scelgono una casa di via Paolo Uccello, a San Siro, la famosa Villa Triste, incubo di tanti che vi finirono e ne uscirono distrutti nel fisico; Koch, ora, ha un nuovo protettore a cui far capo: il capitano SS Saewecke che ha sede all' albergo Regina, l' uomo che arrestera' Parri. Deve segnalarsi presso di lui e lo fa catturando antifascisti di spicco, strappando confessioni, denunciando simpatizzanti della Resistenza, soprattutto infierendo sui suoi prigionieri, nelle camere di tortura dai muri macchiati di sangue. Lui assiste, distaccato e sprezzante: lui che in quegli anni di miseria e di bisogni elementari inappagati veste con cappotti di cammello, scarpe inglesi, morbide sciarpe di mohair, tra un perenne effluvio di colonia. Racconta una delle sue vittime: "Viene portato nella stanza un telaio di legno sormontato da una striscia pure di legno larga circa 30 centimetri e lunga un metro, che recava sei file di chiodi ben appuntiti e lunghi. Denudato, mi si appoggia con le spalle su quella specie di "corde da lana" e, incrociate sul petto le braccia, mi si passa sul davanti un' asta piatta di ferro che faceva cerniera sul lato del telaio e che, agganciata sul lato sinistro, mi comprimeva dolorosamente sulla striscia chiodata. Eccitati... mi schiaffeggiavano, mi strappavano i baffi, mi tiravano le ciglia... Sangue e carne restavano attaccati sulle punte acuminate dei chiodi". La banda usa la corrente elettrica, i prigionieri vengono rinchiusi in celle alte solo un metro e venti, distesi a terra, in preda a crisi nervose. Gli sgherri di Koch li frustano, accendono fiammiferi piantati sotto le unghie dei piedi, schiacciano i genitali, colpiscono le reni con sacchetti di sabbia, fanno bere bicchieri di petrolio, riempiono di sale la bocca di infelici morenti di sete. Le "segretarie" assistono e spesso sono loro a spogliare le vittime e a infierire sui corpi nudi. La leggenda racconta che Valenti portasse la sua amante, la diva Luisa Ferida, ad assistere per sadismo a quelle scene e lei godesse delle urla e delle sofferenze, ma e' provato che non e' vero, i due attori andavano a Villa Triste soltanto per affari di cocaina. E si capisce: occorre qualcosa di forte, di eccitante per reggere il ritmo della crudelta' . Il "dottor" Koch si mostra distaccato da quegli spettacoli nefandi, addirittura pietoso con le vittime sanguinanti. Fa capire che vorrebbe sospendere, curarli, ma perche' non confessare, perche' rimanere in mano a quei bruti da cui finge di prendere le distanze? Cosi' alla ferocia si aggiunge l' irrisione: perche' se i torturati cedono e cominciano a parlare, Koch esce con il suo sorriso da calendario di barbiere e sui vinti piombano le scudisciate dei carnefici.
A Firenze vive il suo grande amore, la bella sedicenne Tamara Cerri. Qui avviene la svolta del suo destino: a Firenze sente dire che la ragazza e' stata arrestata e con lei anche sua madre, forse la prigionia delle due persone che gli sono piu' care lo indurra' a presentarsi. Lo fa, senza esitazioni. Va in Questura e al primo agente incontrato dice: "Sono io quello che cercate, sono Pietro Koch". La sua vita in cambio della liberta' di sua madre e della sua donna. Lo portano a Roma e il processo dura soltanto tre giorni. Si comporta con indifferenza. Non respinge le accuse. Ascolta con un lieve tremito delle labbra la condanna a morte mediante fucilazione. In cella scrive molte lettere, poi si confessa devotamente a un prete venuto su sua richiesta e riceve un giornalista concedendogli una vera e propria intervista in articulo mortis. Si mostra freddo, gia' distaccato dalle cose del mondo. Lo fucilano il cinque giugno 1945, alle 14.21 d' una torrida giornata di sole accecante, al Forte Bravetta. Veste un abito chiaro, la camicia aperta sul collo della giacca, la pettinatura impeccabile. Siede con mossa rapida sulla sedia, lo legano e una macchina da presa gira la scena dell' esecuzione. Regia di Luchino Visconti. Pochi giorni dopo gli italiani vedranno i fucili puntati, gli spari e la calotta cranica di Koch saltar via come strappata dal vento a ricadere lontano, sull' erba secca del prato.
Alcuni componenti della banda furono giustiziati nei giorni successivi al 25 aprile, gli altri furono in maggioranza condannati a pene detentive e ritornarono in libertà nei primi anni cinquanta.
DEPOSIZIONE DI KOCH DURANTE IL PROCESSO
Per sevizia si intende, passando al campo pratico, la estirpazione delle unghie, la infissione di spilli tra le unghie e il polpastretto, lo stringere dei ferri attorno alle caviglie o alle estremità usare in definitiva quei mezzi che la voce popolare chiama ‘Interrogatori del III grado americano’.
Da che sono esistite le Polizie, non si è mai saputo che per fare parlare un detenuto si sia usato offrire al medesimo sigarette e dolciumi, o fare opera di francescana persuasione; ma dalla adozione di un mezzo più forte al campo delle sevizie c’è un mare di distanza, sia come interpretazione letteraria della penale della legge, sia come effetti materiali dei danni ricevuti.
Nel caso specifico poi, si tratta di delitti politici e pertanto in una giusta misura, va tenuto presente la passione che può animare le persone che inquisiscono.
Ci riferiamo alla passione che può animare uno squadrista di fede (che forse ha già versato parte del suo sangue per la Patria, che forse, profugo dell’Italia invasa, ha lasciato la sua famiglia e la sua casa, che forse ha perduto qualche parente in questa guerra, che forse ha avuto qualche famigliare ucciso o effettivamente seviziato dai fuori legge) quando si trova di fronta e ad un suo nemico, uno di quelli che hanno tradito il 25 luglio o l’8 settembre e che oggi, con la sua azione delittuosa, è partecipe e complice delle in cui versa la nostra povera patria.
E forse questo squadrista anonimo è uno dei tanti che forma il nucleo centrale del Reparto (...).
Mi è impossibile non notare, o passare sotto il silenzio quei fatti materiali che dimostrano troppo palesemente come con un cumulo di artifici, con una continua e farsesca ridda di menzogne si voglia d ogni costo colpire uomini che hanno dato alla causa Fascista tutto quanto potevano forti solo della loro idealità.
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WIKIPEDIA PIETRO KOCH: http://it.wikipedia.org/wiki/Pietro_Koch
PRIMO VIDEO (LINK): Violenza nera: lo spietato Pietro Koch http://www.vimeo.com/82446457
SECONDO VIDEO: La Repubblica Sociale Italiana - Vita quotidiana a Salò 7 - GNR, Brigate Nere, Banda Koch
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(Puoi leggere anche) BOMBACCI! Nicola Bombacci (Civitella di Romagna, 24 ottobre 1879 - Dongo, 28 aprile 1945) http://ablocutioii.blogspot.com/2015/01/bombacci-nicola-bombacci-civitella-di.html

✒ (da Ereticamente) ECDISI FASCISTA. La nostra muta

Coraggiosi e terrificanti, i serpenti emergono come epifanie dalla terra, da un mucchio di foglie, dalle rocce, dalle acque scure del fiume o dal profondo della psiche.
Il regno dei morti abitato dai serpenti è dunque il terreno fecondo dal quale emerge la nuova vita, un luogo di guarigione, iniziazione e rivelazione, dominato dall’antica Grande Dea. Il serpente è la forma teriomorfa di molti Dei tra i quali Zeus, Apollo, Persefone, Ade, Iside.
Lasciate tutti gli orpelli e i simboli del passato voi ch’intrate nell’ottica neofascista!
Vorrei dedicare due righe a tutti coloro i quali mi contestarono quando presi in giro, con un po’ di malignità, un camerata, diciamo, “pittoresco”, che si faceva il “selfie” a braccio teso brandendo un manganello con su scritto me “ne frego”. Cambiare pelle, ecco quello che noi miseri seguaci di Mussolini dovremmo fare, come splendidi serpenti; il veleno lo abbiamo ma è la pelle vecchia e morta che ci frega.
La mente umana è un computer e la sua cultura, il suo modo di pensare, è come un programma di cui essa segue le tracce. L’uomo nei secoli è sempre uguale a se stesso nel profondo… tuttavia, solo ottant’anni fa era di moda il razzismo e tutti erano razzisti, oggi è di moda il cosmopolitismo e tutti hanno disturbi ossessivo-compulsivi di uguaglianza ad ogni costo! Guai ad essere razzisti oggi, o si rischia di essere trattati come dei virus sociali. Si viene condizionati da alcuni input esterni al nostro modo di pensare i quali ci dicono (ordinano?) quale “concetto umano” seguire (perché in definitiva di questo si tratta, quando si parla di cosa è giusto, sbagliato, buono o crudele) e quale rigettare. Ora, la mente segue schemi molto semplici e riconosce alcuni “codici” che possono essere concettuali o anche solo visivi: braccio teso, camicia nera, alcuni motti legati alla Seconda Guerra, simboli grafici, aquile (e noi oggi dovremmo invece esser cobra), ecc. ecc. sono stati inseriti tra i codici di blocco nelle menti degli uomini, codici da respingere come virus pericolosi. Da chi o cosa? Da quello che noi consideriamo essere non un virus ma la malattia conclamata.
In fin dei conti la gran parte degli uomini è qualunquista, lo sappiamo: si dedica agli affari propri come è normale e forse anche giusto che sia considerando la brevità e l’unicità della vita. Quando parla o pensa di politica lo fan per moda, per darsi il tono più giusto, si abbandona quindi alla corrente che predomina; ed ecco che oggi sono tutti antifascisti convinti senza nemmeno essersi mai presi la briga di sapere cosa quel trascorso periodo italiano abbia rappresentato realmente. Sta a noi essere degli hacker, mutare i codici, essere fascisti senza apparire “fascisti”, appunto cambiare pelle. Solo così si può pensare di giungere ancora ai cuori di tutti gli altri, perché noi abbiamo dalla nostra i valori più lucenti e grandiosi. Gli stessi sciocchi votano un Renzi che è un Berlusconi (il loro più acerrimo nemico, la strega cattiva) solo perché nel suo partito c’è la parola “democratico”. Vedete dunque che seguono dei “codici”? Se io credessi nella politica, non più fiamme nel mio simbolo! Chi crede nella politica partitocratica perché non fonda un PARTITO DEMOCRATICO DEL FASCIO, inserendo il falso codice “democratico” nel nome? O, meglio, senza inserire falsi codici, perché non fondare un partito dal nome SINISTRA FASCISTA? O meglio ancora SINISTRA DEL POPOLO? Ed é poi la strategia che hanno usato recentemente i nostri nemici.
Ecco perché prendevo in giro quel camerata, perché è un virus quel camerata, è pelle morta da abbandonare al suolo.
Andres Marzio Molise
Un tropicale sieg heil
(Tratto da ERETICAMENTE) http://www.ereticamente.net/2015/01/ecdisi-fascista-la-nostra-muta.html
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(Puoi leggere anche): (da Ereticamente) QUANDO E' LA CASTA BORGHESE-COMUNISTA AD AVERE IL POTERE >>>http://ablocutio.blogspot.com/2014/11/evola-analizzando-gli-eventi-della.html
(da Ereticamente) IN MOLLE CARNE VERMES NASCENTUR. La devotio latina e la "crisi" dei valoro >>> http://ablocutio.blogspot.com/2014/12/da-ereticamente-in-molle-carne-vermes.html
(da Ereticamente) I PEDOFILOFOBICI DI MONTALBANO. >>> http://ablocutio.blogspot.com/2014/12/i-pedofilofobici-di-montalbano-buonismi.html

mercoledì 14 gennaio 2015

BOMBACCI!
Nicola Bombacci (Civitella di Romagna, 24 ottobre 1879 - Dongo, 28 aprile 1945)

Nicola Bombacci (1879-1945), il rivoluzionario italiano più scomodo del Ventesimo secolo, l’uomo che cercò di unificare le due rivoluzioni del Novecento: la bolscevica di Lenin e quella fascista di Mussolini. Per i comunisti italiani, guidati nel 1945 da soggetti di secondo piano (rispetto ai Gramsci, ai Bordiga e Bombacci fondatori del P.C.d.I. nel 1921), quali Palmiro Togliatti e Luigi Longo, Nicola Bombacci doveva essere – alla stregua di Mussolini – semplicemente demonizzato ed ignorato perché tremendamente imbarazzante. Ed infatti il suo nome è stato completamente cancellato dalla storia del movimento operaio italiano e mondiale, lui che fu il fondatore, con Antonio Gramsci ed Amadeo Bordiga per l’appunto, delPartito Comunista d’Italia (P.C.d.I.) nel gennaio 1921 a Livorno al 17° Congresso del P.S.I., lui che volle nel 1919 il simbolo della falce e martello (incrociati fra due spighe di grano) – importato dai soviet russi – sulle bandiere rosse dei socialisti italiani. Dirigente socialista durante la prima Guerra Mondiale e il primo dopoguerra, fu uno dei fondatori del Partito Comunista d'Italia nel 1921. Negli anni trenta si avvicinò al fascismo, dirigendo la rivista “La Verità”. Partecipò alla Repubblica Sociale Italiana e fu fucilato con Mussolini nell'aprile del 1945.
Il 29 aprile '45 furono passati per le armi i gerarchi fascisti per mano dei partigiani comunisti. Cosa curiosa, fra questi c'era una delle massime figure del comunismo italiano, né più né meno che Nicola Bombacci, il fondatore del Partito Comunista Italiano (PCI), amico personale di Lenin, col quale stette in URSS durante la Rivoluzione d'Ottobre. Soprannominato il "Papa Rosso" e, finalmente, incondizionato sostenitore di Mussolini al quale si unì negli ultimi mesi del suo regime. La sua vita fu la storia di una conversione o di una tradizione? O fu per caso, l'evoluzione naturale di un nazional-bolscevismo? La pubblicazione in Italia di una biografia di Bombacci ha riaperto il dibattito sulla ideologia rivoluzionaria del fascismo mussoliniano". Nicola Bombacci nacque in seno ad una famiglia cattolica della Romagna il 24 ottobre 1879, a pochi chilometri da Predappio, ove nascerà, pochi anni dopo, quello che sarebbe stato il fondatore del fascismo, in una regione in cui la lotta operaia si distinse per la sua durezza. Entra in gioventù nel Partito Socialista Italiano e prende il diploma di maestro (nuovamente le somiglianze con il Duce sono evidenti) per dedicarsi subito, anima e corpo, alla rivoluzione socialista. Per la sua capacità di lavoro e le sue doti organizzative, fu incaricato di dirigere gli organi di stampa socialisti; qui aumenta il suo potere in seno alle organizzazioni operaie e conosce Mussolini che, non dimentichiamolo, fu la grande promessa del socialismo italiano prima di divenire nazional-rivoluzionario. Opposto alla linea morbida della socialdemocrazia, Bombacci fonda, insieme a Gramsci, il Partito Comunista d'Italia e nei primi Anni '20 si reca in URSS per partecipare alla Rivoluzione bolscevica. Lì fa amicizia con Lenin che in una riunione al Cremlino dice di Mussolini: "In Italia compagni, in Italia c'è solo un socialista capace di guidare il popolo verso la rivoluzione: Mussolini!" E poco dopo il Duce inizierà la rivoluzione, però fascista... Come leader del neonato Partito Comunista, Bombacci si convince come la borghesia italiana, che lo soprannomina il "Papa Rosso", sia l'autentico nemico pubblico numero uno. Eletto tra i primi deputati del partito, mentre le squadre fasciste iniziano a formarsi e a confrontarsi con le milizie comuniste, ha come missione quella di contenere l'inevitabile presa del potere da parte del fascismo, ma fallisce nel suo impegno. Dopo l'ascesa al potere da parte di Mussolini resta, senza ombra di dubbio e fedele alle proprie convinzioni, l'eterno anticonformista e il difensore di una politica di avvicinamento dell'Italia all'URSS.
Difensore di una Terza Via, ove il nazionalismo rivoluzionario del fascismo avrebbe potuto incontrarsi col socialismo rivoluzionario del comunismo, fu espulso dal PCI nel '27 e condannato ad un ostracismo politico; nonostante ciò non smise di mantenere contatti con i dirigenti politici russi. A poco a poco si converte, benché "sui generis", a difensore del regime fascista. Non accetta gli incarichi che gli sono offerti, non rinnega le sue origini comuniste e mai nasconde le proprie intenzioni. Nel '36 scrive sulla sua rivista, "la Verità", confessando la propria adesione al fascismo, che: "ho fatto una grandiosa rivoluzione sociale, Mussolini e Lenin. Soviet e Stato Fascista Corporativo, Roma e Mosca. Molto dovremo rettificare, ma nulla di cui farsi perdonare; oggi come ieri ci unisce lo stesso ideale: il trionfo del lavoro". È naturale che Bombacci, un tempo leader comunista, abbia accettato la nuova situazione politica pur rimanendo sempre critico nei confronti del regime. Nonostante l'amicizia con il Duce fosse da tutti conosciuta, non aderisce mai al Partito Nazionale Fascista. Quando Mussolini viene deposto nel luglio '43 e liberato dai tedeschi un mese dopo, il partito fascista crolla. La struttura organica scompare e i dirigenti del partito, provenienti in maggioranza dai ceti privilegiati della società, passano in massa al governo di Badoglio. L'Italia si trova divisa in due, "a sud di Roma gli Alleati avanzano verso il nord" e Mussolini raggruppa i suoi più fedeli, tutti vecchi camerati della prima ora e giovani entusiasti "che i dirigenti del partito avevano abbandonato" e che ancora credono nella rivoluzione fascista e proclama la Repubblica Sociale Italiana. Immediatamente il fascismo sembra voler tornare alle proprie origini rivoluzionarie e Nicola Bombacci aderisce all'appena proclamata Repubblica e porge a Mussolini tutto il proprio appoggio. Il suo sogno è poter portare avanti la costruzione di quella "Repubblica dei lavoratori" per la quale tanto lui che Mussolini combatterono ad inizio secolo. Come Bombacci, si uniscono al nuovo governo altri intellettuali di sinistra: Carlo Silvestri (deputato socialista e dopo la guerra diffusore delle memorie del Duce), Edmondo Cione (filosofo socialista che fu autorizzato a fondare un partito socialista staccato dal Partito Fascista Repubblicano), etc.
Mussolini preoccupato per la situazione militare, ma risoluto più che mai a portare avanti la sua rivoluzione ora che si è liberato della zavorra del passato, autorizza i settori più rivoluzionari del partito ad assumere il potere e inizia la tappa denominata di "socializzazione" che si traduce nella promulgazione di leggi chiaramente di ispirazione socialista, quali la creazione dei sindacati, la cogestione nelle imprese, la distribuzione di benefici e la nazionalizzazione dei settori industriali di importanza strategica. Tutto ciò è riassunto nei famosi "18 punti" del primo (e unico) Congresso del Partito Fascista Repubblicano a Verona; un documento, redatto congiuntamente da Mussolini e Bombacci, che doveva convertirsi nelle basi della nuova Costituzione dello Stato Sociale Repubblicano. In politica estera, Bombacci tenta di convincere Mussolini a firmare la pace con l'URSS e a continuare la guerra contro la plutocrazia anglosassone, risuscitando l'asse Roma-Berlino-Mosca dei pensatori geopolitici del nazional-bolscevismo degli Anni '20. Se per molti l'ultimo Mussolini era un uomo finito, burattino dei tedeschi, non finisce di sorprendere l'adesione che ha ricevuto da uomini come Bombacci, un vero idealista con una oratoria attraente, allergico a tutto ciò che significasse inquadrarsi o imborghesirsi e che non accetterà neppure ora alcun incarico né stipendio ufficiale. Bombacci diverrà il consigliere e il confidente di Mussolini per gettare, nuovamente, le basi del Partito dei Lavoratori.
Viaggerà nelle fabbriche spiegando la rivoluzione sociale del nuovo regime e il perché della sua adesione, mentre la situazione militare si sta deteriorando e i gruppi terroristi comunisti (i tristemente famosi GAP) già hanno deciso di eliminarlo per il pericolo rappresentato dalla sua attività. Però la guerra sta arrivando alla fine. Benito Mussolini, consigliato dall'ex-deputato socialista Carlo Silvestri e da Bombacci propone di consegnare il potere ai socialisti, integrati nel Comitato Nazionale di Liberazione, piuttosto che ai dirigenti di destra del Sud. Senza alcun dubbio i negoziati fallirono. Nell'aprile '45 le autorità militari tedesche in Italia si arrendono agli alleati. È la fine. Nicola Bombacci, sempre fedele, sempre sereno, accompagna Mussolini al suo ultimo e drammatico viaggio verso la morte. Il racconto di Vittorio Mussolini, figlio del Duce, del suo ultimo incontro col padre, in compagnia di Bombacci ci insegna la sua interezza. "Ho pensato al destino di questo uomo, un vero apostolo del proletariato, un tempo nemico accanito del fascismo e ora a fianco di mio padre senza alcun incarico né prebenda, fedele a due capi diversi fino alla morte. La sua calma mi è servita di conforto". Poco dopo essersi separato da Mussolini e dalla colonna dei suoi ultimi fedeli per risparmiare loro di dover spartire il suo destino, Bombacci è detenuto assieme ad altri dai partigiani comunisti. La mattina del 29 aprile fu posto di fronte al plotone di esecuzione; accanto a lui, Barracu, un valoroso ex-combattente, mutilato di guerra, Pavolini il poeta segretario generale del partito, Valerio Zerbino, un intellettuale; di fronte al plotone tutti gridano: "viva l'Italia!", mentre non cessa di essere un paradosso, fedele riflesso della controversa personalità di Bombacci, che, mentre il suo corpo cade attraversato dalle pallottole dei partigiani socialisti, grida: "Viva il Socialismo!".
NICOLA BOMBACCI – l’apostolo della socializzazione
Nicola Bombacci visse da uomo politico, prestato a quella politica “per cui uno si occupa dei guai degli altri come se fossero propri”, come egli stesso scrisse. Una banale e quasi infantile definizione di politica, questa, che in tempi come i nostri illumina e fa scuola. Il vivaio in cui crebbe fu quello del più intransigente socialismo; aderì alla corrente massimalista del Partito Socialista Italiano, quella che chiedeva al partito di non distogliere la propria attenzione dai suoi obiettivi massimi, anticapitalistici e rivoluzionari, e di sottoscrivere i 21 punti di Mosca per l’adesione alla Internazionale Comunista. Come avvenne a Mussolini con la fondazione dei Fasci di combattimento, l’essere più socialista degli altri socialisti portò anche Bombacci ad allontanarsi dal partito e dalla sua corrente riformista. Il XVII Congresso del Partito Socialista segnò la scissione che portò alla nascita del Partito Comunista Italiano, del quale Bombacci fu fra i fondatori. Colpevole di aver intravisto, e non per primo, un possibile gemellaggio ideale fra le due rivoluzioni, quella sovietica e quella italiana, nel 1924 fu espulso dal PCd’I, per poi essere reintegrato per intervento diretto dell’Internazionale Comunista.
Nello stesso anno l’Italia di Mussolini fu il primo Paese a riconoscere formalmente l’Unione Sovietica. Anche negli anni della militanza nel PCd’I, Bombacci si mantenne sempre idealmente vicino al fascismo italiano, al punto che, nel 1927, subì una nuova e definitiva espulsione dal partito. La rottura fra Bombacci e il comunismo fu definitiva quando gli eventi accelerarono in direzione del conflitto mondiale prima e della Repubblica Sociale poi. Per Bombacci e per il Fascismo quelli furono gli anni del ritorno alle origini; disilluso nei riguardi del comunismo il primo, e rescissi tutti i legami con monarchia, industriali e borghesia il secondo, il matrimonio politico fra Bombacci e Mussolini fu totale, sancito dalla propaganda e cementato dalla “socializzazione delle imprese”, capolavoro sociale dell’ideologia sansepolcrista e punto più alto della rivoluzione finalmente compiuta.
Bombacci era a proprio agio a parlare da rivoluzionario di qualcosa di realmente rivoluzionario, che avrebbe portato i lavoratori a partecipare alla gestione delle aziende e alla suddivisione degli utili, restituendo al lavoro fisico e intellettuale la medesima dignità del capitale, avviando finalmente il passo verso quella terza via fra capitalismo e socialismo che avrebbe reso inutili e superati i concetti di destra e sinistra. Non fu simpatico ai socialisti, perché li aveva resi “di destra”. Non fu simpatico ai comunisti, perché li aveva resi conservatori.
Non fu simpatico ai tedeschi, perché le riforme economiche, soprattutto quelle rivoluzionarie, poco si addicono a una economia di guerra. Piacque, però, immensamente a Mussolini, perché era intellettualmente onesto, perché era un appassionato difensore della più pura anima del socialismo.
Avevano iniziato la loro storia politica insieme, poi uno dei due fu abbagliato da un finto sole, l’altro se ne inventò uno tutto suo che passò alla storia. Non smisero mai di stimarsi e dimostrarono al mondo che un av versario non è necessariamente un nemico, e che si può continuare a combattere senza smettere di rispettarsi. Nicola Bombacci seguì il Duce nella cattiva sorte, quando altri fuggivano o rinnegavano, lui morì gridando "Viva l'Italia! Viva il Socialismo!", dopo essere stato catturato nella colonna fascista diretta in Valtellina per l’ultima resistenza. Era nel suo destino anche quello di essere al fianco di Mussolini, appeso per i piedi, in Piazzale Loreto. Sotto il suo corpo gli assassini appesero un cartello con scritto “SUPERTRADITORE”.
Curioso che quella parola l’abbia scritta una mano partigiana e comunista che, mentre si preparava a diventare il finto baluardo dei lavoratori, si affrettava (questo accadde il 25 aprile 1945) ad abrogare il decreto sulla socializzazione delle imprese. “Traditore a chi?” potremmo dire noi oggi.
Dall’ingresso a sinistra del Campo 10 la prima lapide è la tua, Nicola Bombacci. Un giusto tributo verso chi nacque e morì socialista con il cuore puro di un bambino.
Nicola Bombacci, comunista e mussoliniano fino alla morte, estensore ideologo dei punti programmatici della Carta di Verona della Repubblica Sociale Italiana nel 1943, sarà assassinato dai cani partigiani a Dongo il 28 aprile 1945 ed esposto al vilipendio di cadavere a Piazzale Loreto il 29 aprile seguente. Il Lenin mussoliniano di Romagna, non si era rassegnato, egli credeva nella verità del fascismo comunistico rosso-nero. E non intendeva lasciarsi sconfiggere dalla vecchia menzogna degli interessi della politica: fatta sul sangue. Si sentiva portatore di un messaggio di libertà per il proletariato italiano tutto (fascista, comunista etc.). A questo messaggio non intendeva rinunciare. Prima di essere assassinato a Dongo dai partigiani, nemici della libertà, ha gridato: " Viva Mussolini! Viva il socialismo"
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(Puoi leggere anche) SERMONTI! http://ablocutio.blogspot.com/2014/12/sermonti.html

domenica 11 gennaio 2015

✒ VOUS ÊTES KOUACHI.
I fascioislamici senza un filo di dignita'

Non bastavano i fascio ultra cristiani di FN, ora anche i fascio intellettual islamici, che nel loro orinare sulle morti francesi si stringono comunque uniti (e giu tutti a condivederli come pecore senza magari nemmeno capirne profondamente le analisi politiche ed illuminanti..tutti contro i vignettisti adesso)
SIA CHIARO che Gheddafi, Saddam, o lo stesso Mussolini muoiono per la stessa mano, sia chiaro che eliminando i primi due lo schifoso occidente atlantico ha eliminato i pochi che potevano far fronte al terrorismo islamico, sia chiaro che stiamo tutti dalla parte di Assad...sia chiaro anche che quei vignettisi erano merdine alla Vauro, ma lo schierarsi (perche questo stanno facendo) contro di loro solo perche erano di sinistra e' da carogne. Tutti a dirsi pagani, ma ops ora si scoprono moralisti, facevano satira sulla religione...e per l'amor di dio! e' di cattivo gusto! Il moralismo cos'e? e' quell'arma sociale attraverso la quale attacchiamo chi ci fa comodo, cosi se nostra figlia indossa la minigonna e' alla moda se lo fa la vicina e' una troia.
Ci sono quei camerati che esaltano l'Islam menzionando la famosa spada dell'Islam che fu donata a Mussolini...ve la potete mettere nel culo se continuate a dirmi che fu brandita da Mussolini e quindi l'Islam e' sacro per noi occidentali; erano altri tempi, si dominava quei quattro beduini, e poi Mussolini si muoveva su logiche politiche, voi su quali? Poi sopratutto Mussolini non era voi, voi state a lui come lui a Sbirulino. Ma i piu illuminati si danno ad analisi politiche che pero non sono in grado si spiegare nei dettagli, come quelli che vedono scie chimiche ovunque ma non sanno nemmeno chi e' perche le diffonde. Nonostante tute le vostre trite e ritrite analisi politiche (che pero' ponete da "illuminati" strappando qualche commento del tipo "sei un genio!" "bravo" "giusto"), forse anche con fondamenti di verita' anzi di certo, voi siete individui quantomai sospetti. E davvero non so se fidarmi di elementi come voi, sareste in grado di sparare contro gli occidentali ai quali "appartenete" pur di voler apparire come quelli che la sanno piu lunga di tutti. Io non postero' mai scritte del tipo "JE SUIS CHARLIE", non e' nel mio stile e poi non sono Charlie davvero, come pero me ne guardo bene dal postare scritte come "JE NE SUIS PAS CHARLIE" dopo un attacco islamico in EUROPA. Adinolfi (uno degli italiani piu stimabili) addirittura scrive che non c'e nessuna differenza tra un immigrazione islamica o una immigrazione cristiana o buddista, e che tutto e' solo il frutto di una "strategia della tensione", tutta la colpa e' del mostro OCCIDENTE. Una affermazione del genere e' davvero strana per una mente sempre lucida in altre analisi; allora mi costringete a difenderli: la comunita filippina, ad esempio, e' una tra le piu antiche e numerose in Italia e mai che si dedichi al crimine o all'illecito. Al contrario le carceri sono sovraffollate a causa dei mussulmani. Occorre fare simili distinzioni se vogliamo ben gestire una simile massa di extracomunitari ed incentivare quelli sani. Dunque voi che trovate alibi a certi integralisti non siete nemmeno Assad. Chi cazzo siete voi, si puo capire? Forse gridare alla guerra santa come quel sacco di merda di Ferrara sara' fare il gioco dei poteri occulti, ma negare una pericolosita' islamica e addirittura fornirgli alibi e' da incoscenti. La teoria di una minoranza di integralisti poi non me la bevo convinto come sono che moltissimi li condividono pur senza mettersi in gioco.
Ribadisco ancora in questo post cercando di levare il fumo che alcuni profeti gettano negli occhi, come si, certamente possa esistere una strategia della tensione ma che l'islam non e' affatto questa vespa arrabbiata solo a causa dell'occidente, e lo vediamo in Africa, e lo vediamo anche nel filmino che riallego che vi arriva dalle Filippine dove sono e risale e pochi mesi fa dategli uno sguardo per favore.Sono filippini mussulmani che vogliono uno stato islamico nel Sud, dove sono molti. Ed oggi si parla di europeizzare italianizzare queste genti? https://www.facebook.com/video.php?v=626019250830354
Questi intellettualoni che dai loro computer si permettono di non rispettare quelle morti in Francia solo perche sono morti di sinistra, questi signori che diffondono tesi pro-islam perche nemico comune di Israele, che puliscono il coltello spoarco di sangue sugli occidentali facendo degli islamici dei poveri perseguitati, sono piu pericolosi di coloro da loro additati come fomentatori di odio. Questi fascioislamici vi legano le mani con i loro lacci di morali, sofismi, analisi politiche vaghe e inconcludenti, fomentando anche loro odio ma verso l'occidente al quale tutti apparteniamo. Siete ora come obbiettivi impediti dalle leggi dei vostri sporchi Stati e dalle morali fasciste pro islam. Inermi.
Occidente si spesso orrendo, in Peru vennero a sterilizzare le bambine nelle Ande per ordine del Fondo Monetario Internzionale e vidi, altre scempiagini le conosciamo, l'America ci ha batutti e conquistati e noi tutti li detestiamo, sul fondamentalismo islamico soffiano in molti e lo sappiamo, ma siamo e restiamo occidentali. E non rispettare quelle morti, trovare alibi a quei cani e' qualcosa di meschino lontano dalla dignita'. Il fondamentalismo islamico esiste e come, e se c'e qualcuno che lo cavalca questo non lo puo pero' negare, e che i sistemi economici infami di oggi ci hanno messo a convivere con queste genti e' pure innegabile; trovargli alibi e negare una pericolosita reale dell'Islam e' da mentecatti.
Non esistono solo le nostre idee, le nostre battaglie di sempre contro i sistemi occidentali, esistono anche delle situazioni nuove contingenti da affrontare, esiste un senso di appartenenza, una sponda sulla quale doversi gettare di volta in volta in base al momento. Mussolini disse "L'esperienza é una delle tanti menzogne convenzionali. Essa non serve a niente, perché ogni atto della vita é un fatto nuovo che va risolto con l'intuizione."
Vedremo cosa direte quando a morire saranno italiani, romani, palermitani, veneziani, e magari camerati. Siamo alle prese con gli stessi che ti difendono il pitbul da combattimento e si auspicano la morte del cacciatore, gli stessi che appena vedono il parroco mollare uno schiaffo a un bambino gridano all'uomo cattivo e che magari quando vedono il mafioso fare una buona azione ne fanno una brava persona, gli stessi che per voler essere dalla parte di una analisi piu lucida ed accurata degli altri sono capaci di andare contro i propri appartenenti, quindi gli occidentali, schierandosi dalla parte di chi ne versa il sangue trovandone tute le attenuanti. Attenti a questi profeti! che con le loro morali anche a se volte lucide vi legano mani e piedi in un momento, privandovi persino di quella "forza" dell'agire di fronte a un nemico cosi grande come sta diventando l'Islam in Europa. Schiacciati tra l'ebreo che vi impone la convivenza, i comunisti che ne appoggiano le false tesi buonistiche e i fascisti filo islamici solo buoni ad attaccare le nefandezze occidentali.
Mai mi schierero dalla parte di un Islam che ha l'ardire di venire ad uccidere ANCHE IN EUROPA, questo non leva la consapevolezza di determinate striscianti logiche politiche. Per quanto mi riguarda non sono Charlie ma rispetto quelle morti. Per quanto mi riguarda vorrei una Europa che si togliesse dai coglioni tutto ciò che viene dal Sinai.
Un tropicale sieg heil
Andres Marzio Molise
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AVENDO APPENA LETTO IL POST DI GABRIELE ADINOLFI, ALLEGO QUI LE MIE CONSIDERAZIONI:
TI STIMO, MA PUR CONOSCENDO BENE LA MIA INFERIORITA A TE SOTTO OGNI ASPETTO VOGLIO PROPORTI I PUNTI DEL TUO SCRITTO (BELLISSIMO, LUCIDISSIMO, NECESSARISSIMO) CHE PERO NON HO BEN CHIARI. SE HAI TEMPO GABRIELE ME LI PUOI CHIARIRE?
Cosa facevano i giornalisti? Erano satirici provvisti di un talento che si smarriva sovente in cattivo gusto e in insolenza.
DACCORDO GABRIELE, PIU CHE DACCORDO. GENTE DI MERDA, ALLA VAURO. MA NON SIAMO IN EUROPA QUI? O SIAMO NELLO YEMEN? SARA CORRETTO FORNIRE GIUSTIFICAZIONI SEPPUR LIEVI? SARA GIUSTO EVADERE LA GUERRA TROVANDO LE NOSTRE COLPE E PULENDO IL COLTELLO SPORCO DI SANGUE SUGLI OCCIDENTALI?
La reazione è stata musulmana ma avrebbe potuto benissimo essere cristiana visto che avevano irriso anche il cristianesimo fino a fare una vignetta in cui Gesù sulla croce si fa sodomizzare e gode.
MA LA REAZIONE (NON E' QUESTO IL PRIMO AVVENIMENTO COME SI SA) E' MAI STATA CRISTIANA? QUANDO LA VIGNETTA ERA SIMPATICA, MI PARE IN NORVEGIA, CON MAOMETTO CHE DICEVA "BASTA BASTA...STIAMO FINENDO LE VERGINI", QUANTO SANGUE FU VERSATO? E' "TOLLERABILE"?
Hollande ne ha fatto degli “eroi” (semmai avrebbe dovuto usare il termine di martiri ma ormai neppure il Presidente conosce il francese), in quanto caduti per la libertà d'espressione.Quanto a questa libertà d'espressione sia consentito bestemmiare le credenze degli altri non è dato sapere.
SAGGE PAROLE, MA UN ATEO A TUTTO IL DIRITTO DI SCHERZARE SU CIO CHE VUOLE. AL CREDENTE I SUOI COMANDAMENTI E OBBLIGHI, AL CREDENTE RESTI LA CONSAPEVOLEZZA DELLA SALVEZZA DELLA SUA ANIMA. (SUL PUNTO CHE SEGUE, SULLA FALSA LIBERTA PERSEGUITA CONCORDO)
Sostenere che l'Islam sia pericoloso in sé per le sue mire vale quanto sostenere che lo sono il cristianesimo e l'ebraismo.
BENE, TI ALLEGO QUI UN FILMATO (DA TE CERTAMENTE IGNORATO) DI POCHI GIORNI FA. QUI NELLE FILIPPINE NON CI SONO RESPONSABILITA OCCIDENTALI CHE RENDONO LA VESPA ISLAMICA NERVOSA...COME TI SPIEGHI CHE ABBIAMO PERIODICAMENTE BOMBE E SANGUE CRISTIANO VERSATO? E COME TE LO SPIEGHI NEL RESTO DEL MONDO?
(si tratta del link che vi ho messo piu sopra)
l'immigrazione musulmana non è più numerosa, più pericolosa, più insidiosa di altre che sono buddiste, animiste, induiste e cristiane.
STESSO DISCORSO; SI DIRA: AH MA LI I TERRORISTI SONO A CASA LORO, QUELLI SONO DEI FILIPPINI NEL SUD DEL PAESE CHE PRETENDONO UN CALIFFATO IN NOME DEL LORO COSPICUO NUMERO. GIA, E NON SI PARLA IN QUESTI GIORNI DI ITALIANIZZARE, EUROPEIZZARE (POVERI INGLESI E FRANCESI) QUESTI ELEMENTI?
l'immigrazione musulmana non è più numerosa, più pericolosa, più insidiosa di altre che sono buddiste, animiste, induiste e cristiane.
QUINDI LO SPACCIO, LE VIOLENZE CARNALI, LA PRETESA DI MOSCHEE, LE INCIVILITA SULLE FAMIGLIARI, LE CARCERI ITALIANE CHE ESPLODONO PIENE DI ISLAMICI TU LE VEDI ATTRIBUIBILI AI BUDDISTI AGLI INDUISTI E AI CRISTIANI?
SUL CHI HA INTERESSE A CHE "PRENDA LA MAIONESE" NON MI ESPRIMO E TACCIO DAVANTI ALLA TUA CONOSCENZA GABRIELE CHE E' INFINITAMENTE PIU GRANDE DELLA MIA POVERO INGORANTE CON LA TERZA MEDIA.
SE PUOI RISPONDI CAPITANO, GRAZIE UN ABBRACCIO TROPICALE
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GABRIELE ADINOLFI ALLEGA UN LINK INTERESSANTE DI RISPOSTA: Penso che ci sia più o meno tutto in "Io non sono Charlie, io sono Bravo" https://www.facebook.com/notes/gabriele-adinolfi-pagina-due/io-non-sono-charlie-io-sono-bravo/1020718721277868
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(Puoi leggere anche) MAOMETTO UCCIDE ANCORA NELLE FILIPPINE! 11 STUDENTI DILANIATI (9/12/2014). Sotterrare la spada dell'islam, impugnare il gladio romano http://ablocutio.blogspot.com/2014/12/sotterrare-la-spada-dellislam-stringere.html

Adlocutio romana (arco di Costantino)

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