sabato 24 gennaio 2015

✒ IL PROFUMO DI CLARETTA

Da dove vi scrivo strisciano i cobra e crescono dolci il mango e il guyabano, per alcuni di voi adesso nevica ma non per me; mi dispiace, non e’ un dispetto ma…non metto pantaloni lunghi da almeno due anni. Eppure le radici non sidimenticano specie se sono quelle di un fico ruminale sulle rive delTevere. Ho sempre amato ed amo la mia citta’, ed e’ anche nella scoperta degli angoli piu remoti che ci si innamora della nostra citta’.
Nei momenti di noia avevo l’abitudine di usare la Feltrinelli di Torre Argentina come una biblioteca e di passarci un paio d’orette tra i libri. Ricordo di essermi letto l’intera biografia del Caravaggio sempre poi seguita da visite sui luoghi, visto che era li che mi trovavo, e non solo quelli dei dipinti. Il centro di Roma e’ rimasto pressocche’ una citta’ del rinascimento, sono uno dei pochi a sapere in quale vicolo ebbe vissuto, o in quale uccise un uomo, o dove gli venne sequestrata la spada dalle guardie, li dietro Piazza Navona.
I carteggi di Claretta con quel suo stile da adolescente che aveva nel raccontare il suo amore con Ben mi avevano regalato ore di puro romanticismo, qualcosa che normalmente mi e’ totalmente estraneo.
Perche si fanno certe visite? Sono culturali o solamente morbose? Di certo non me lo chiesi solamente chiusi il libro e ci volli andare subito. Una brevissima passeggiata nel traffico e ci fui. C’era una mostra di icone sacre, mi pare. Tema di per se interessante ma non quanto cio per il quale ero li: dovevo incontrare qualcuno di molto importante. Senza l’uso della fantasia nulla ci suggestionerebbe, senza la fantasia che ci favedere cio che non c’e’ anche una meraviglia del mondo come l’Anfiteatro Flavio ci sembrerebbe soltanto un ovale di massi. Il distinto e ben pettinato Piero Angela tanto puo fare le ricostruzioni virtuali che vuole di cio che vi accadeva, del sangue e delle nuvole di rena, quanto a noi certo non servono, solo a chi non ha l’uso della fantasia.
Ed e’ cosi che appena entrato gia mi pareva di udire fuori da quei finestroni antichi l’Italia degli anni trenta,che se mi affacciavo (me ne guardai bene) potevo vederla. La “bella epoca”, un Italia in ascesa, un Italia invidiata dal mondo. Mi pareva anche di sentire gli stivali di Ben risuonare veloci in quei corridoi cardinalizi diretti verso l’alcova quotidiana. “Mi scusi ma la sala dello zodiaco?”, vi ero ad un passo e lo feci rapido. Sala non eccessivamente grande come quella dalla quale provenivo, intima. Subito osservai le volte del soffitto blu intenso con l’affresco della sfera celeste e i dodici segni ignorando totalmente l’antica icona nel vetro al centro dell’ambiente. Cercai il segno del leone e lo osservai come se fosse stato il mio. Non so bene la storia dell’affresco, mi pare di sapere non sia particolarmente antico, certamente non bellissimo e vagamente kitsch, ma ricordo di aver letto in una lettera di Mussolini come egli ormai finito e lontano da Roma si dicesse speranzoso di poterlo riammirare presto insieme; “il nostrozodiaco”, lo chiamo’. E’ incredibile ma non ne trovo immagini in internet da potervi mostrare.
Mi trovavo nell’appartamento Cybo, dal nome di Lorenzo nipote di Innocenzo VIII (1484-92), che per primo lo abitò, in pratica un'ala dell’enorme castello-palazzo Venezia, palazzo dove il Duce praticamente viveva (piu che a Villa Torlonia). Oltre alla porta dalla quale eroentrato ve ne sono altre due, una che da in un'altra stanza ed un'altra, dalla quale si accede in qualcosa che forse fu un bagno. Di fronte a chi entra, la finestra che si affaccia sul cortiletto interno del palazzo e nella quale chissa quante volte il segretario personale del Duce vi avra’ osservato muoversi i due amanti dal suoufficio del piano terra dove alloggiava. Cosi era li, in quell'atmosfera zodiacale, in quella camera dal soffitto alto ed affrescato e che appariva ora senza mobili con una icona sacra al centro, che Mussolini e Claretta Petacci si erano conosciuti, “tanto amati”, avevano fattol’amore e litigato piu volte, come lei stessa maniacalmente annotava. Racconta di come spesso lo attendesse a lungo, ore, e poi finalmente dopo magari aver parlato a masse oceaniche gridanti egli la raggiungesse come un bambino felice e ne lodasse il profumo di cui aveva pregnato la stanza con la sua presenza. Quello stesso marmo avevano per anni attraversato i piedi di nudi di lei e i tacchi del Duce, o c’erano forse dei tappeti? L’ho dedotto dalle letture, entrando a sinistra c’era il letto, sulla destra invece il divano, e proprio sotto la finestra il girammofono con il quale ascoltavano di continuo musica sinfonica, o anche lirica, Wagner, Rossini, Verdi, Mascagni, Puccini. Ecco il Mussolini “uomo raffinatissimo” pur se di origini contadine, ed anzi di piu ancora per questo.
In delle memorie del segretario personale del Duce si legge di come una mattina Claretta, annoiata, lo mando’ ad aquistare un disco “moderno” in un negozietto li a due passi, in Via delle Tre Cannelle, e di come quando Mussolini arrivo’ nella Sala dello Zodiaco lo senti’ ed ando’ su tutte le furie, urlo’, tanto da prenderlo e farlo in pezzi. Io ero li tra di loro nella sala quando cio avvennne, vedeste che occhiacci aveva il Duce!
E quindi usci a riveder le auto, nel perenne orrendo rumore di clacson. Sali sul 70 e mi sedetti tra la puzza di ascelle osservando malinconico quegli strani individui che mi si accalcavano intorno con l'aria di chi non avesse mai comprato il biglietto in vita sua ma grandi sacchi pieni di giochini insulsi. Sarei senz’altro tornato il giorno dopo a leggere altre pagine, sarei tornato sotto le stelle della sala dello zodiaco. Piu’nostalgici di cosi.
Seduto tra sandali ed ascelle asiatiche un po di amarezza mi restava: cosi come internet non da immagini dell’affresco, ci fosse stato anche un piccolo accenno per il visitatore del museo a cosa quella sala abbia rappresentato. In fin dei conti si parla di un grande personaggio storico. Nulla, solo una icona sacra al centro dell’ambiente per il turista francese o il progressista di turno che la volesse ammirare. Cosi l’Italia antifascista cerca di cancellare il suo passato glorioso, scomodissimo. Basti pensare alla dimora stessa di Mussolini in Villa Torlonia, che il sotto-Marino sindaco di Roma (non e’ un acquila) vuole trasformare nel museo della Shoah. Tutto negli anni deve essere dimenticato, tutto deve essere sommerso dalla feccia, dal nuovo, dalla menzogna, dall’oblio, nella discarica moderna. Ma solo uomini arretrati ed incolti possono illudersi che, demolendo le pietre, si cancelli la storia, e noi saremo qui a testimoniarlo, nelle generazioni, in attesa che la diga crolli e cavalcando la tigre.
Un tropicale sieg heil.
Andres Marzio Molise
[...] Alle 3: entro, sta leggendo delle poesie di Orsini (nota: siriferisce a Luigi Orsini, 1873-1954). Mi sorride, dice: "Senti questa del giovane eroe, è bellissima".Legge con la sua voce morbida, con inflessioni uniche. Poi sfoglia e si ferma ad una triste e poetica di un bimbo che muore, e chiede alla mamma la divisa È semplice e piana, profondamente umana, tanto commovente che la voce gli manca. È commosso, non può proseguire, ha un nodo alla gola e si ferma. Poi cerca di riprendere, ma quando il bimbo prega tremante la mamma che sorride soffrendo lo strazio, siferma. Non può più, i suoi occhi sono pieni di lagrime. Sposta il libro verso di me. Io piego la testa, accosto la mia guancia alla sua, e leggiamo così uniti, commossi, in silenzio.(Mussolini segreto. Diari 1932-1938)

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Adlocutio romana (arco di Costantino)

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